Un comitato guida la crociata contro gli omosessuali in vacanza sulla costa..
TORRE DEL LAGO – “Tutte le creature sono figlie di Dio”, commenta sospirando il parroco del paese, alzando gli occhi al cielo. Massima cristiana che pochi, pochissimi sembrano condividere. La Versilia laica, opulenta e commerciante si trova a fare i conti con se stessa nel bel mezzo di una scaramuccia che rischia di trasformarsi in guerra. Guerra di parole. Magari forti, come tradizione toscana vuole, ma che qualcuno teme possano scivolare su azioni dirette. Con minacce di spedizioni, cortei di cittadini infuriati, sit-in di protesta, perfino un referendum popolare che stabilisca se anche i gay hanno diritto a trascorrere le vacanze in questi lidi. Sembra di assistere ad una diatriba di altri tempi, con schieramenti che ricordano da lontano gli infiniti scontri di Peppone e Don Camillo. Il primo è un piccolo imprenditore locale; mentre il secondo è rappresentato dagli omosessuali, sostenuti da un’amministrazione di centrosinistra. Con alcune variabili che prestano il fianco a delle polemiche subito cavalcate dall’opposizione. Alle proteste di An e Forza Italia si associa il vicesindaco Carlo Alberto Di Grazia, del Ppi: “È vero, certe manifestazioni sono utili forse a qualche assessorato, ma non certo al nostro Comune”.
Cosa accade? Accade che lungo le spiagge che costeggiano questo angolo della Toscana, l’Arci gay ha organizzato nuove forme di turismo lesbico e omosessuale. La scelta non è stata casuale. Fa parte di una strategia politica, sociale e culturale che ha eletto la Versilia come la nuova Mecca dei gay. Il clima, l’ospitalità dei toscani e la vicinanza delle città d’arte, hanno reso famosa e ricca questa terra. Tanto da attirare, ormai da una ventina d’anni, milioni di turisti. Molti dei quali, ovviamente, con gusti e comportamenti sessuali usciti allo scoperto. Gli amministratori locali hanno colto l’occasione e intuito l’affare. Perché ghettizzare e cacciare migliaia di persone solo perché omosessuali, quando la loro presenza significa quattrini e magari nuovi arrivi? Ma non è stato facile. Perché certe tradizioni, radicate nei fasti dell’antica Viareggio, con le sue passeggiate in bicicletta, le famigliole con i bambini e i passeggini, il rito del gelato, della cabina e dell’ombrellone, si scontravano con lo spirito bottegaio dei versigliesi, attratti dal nuovo business.
Ci fu qualcuno, begli anni scorsi, che usò la mano pesante e invitò polizia e carabinieri a svolgere controlli più severi. Magari nelle pinete che circondano Viareggio o dietro le dune di sabbia che le voci della città indicavano come luoghi di sesso sfrenato. “La polizia – ricorda Alessio De Giorgi, presidente Arci gay della Toscana – si accaniva in particolare sugli omosessuali. Scrivemmo al prefetto di Lucca e lo invitammo a procedere con più cautela. L’Amministrazione rispose con una lettera aperta in cui lanciava una proposta distensiva: Viareggio e Torre del Lago sarebbero diventate i primi due paesi italiani che ospitavano i gay”.
La proposta si trasforma in progetto. Alcuni giovani dell’Arci prendono in gestione dei locali, altri dei ristoranti e dei bar. Arriva anche un finanziamento. Poca roba, più che altro simbolica: 5 milioni. Il necessario per stampare opuscoli, manifesti e una guida, in italiano e in inglese, con tanto di presentazione da parte del sindaco Marco Marcucci. Un vero inedito per l’Italia. All’interno schede sui punti di ritrovo, itinerari, paesi e luoghi da poter visitare, orari di mostre e musei. Infine, le spiagge. Con in testa la Lecciona, arenile di Torre del Lago, paesino famoso per aver dato i natali a Giacomo Puccini, ma per il resto decaduto a scapito della più nobile Viareggio. I tre chilometri di dune bianchissime, protette da un parco e da una pineta, sono diventati punti di riferimento per oltre 40 mila gay, italiani e stranieri.
Feste, iniziative culturali, mostre, cabaret hanno scandito tutta l’estate. “Quest’anno – spiega ancora Alessio De Giorgi – abbiamo cercato un contatto con la popolazione, per non far cadere dall’alto le nostre inziative”. Un modo di rendere più visibile la già ostentata visibilità gay. Ma l’impatto ha creato molti malumori. Nell’indifferenza generale, qualcuno ha voluto attizzare il disagio che comunque si avvertiva. Mario De Rossi, imprenditore del paese, ex Forza Italia confluito in An, ha formato un comitato antigay. Con un nome che è tutto un programma: “Tolleranza zero”. Ha insistito sul sesso fatto in pineta e sul nudismo come pratica diffusissima nella spiaggia di Torre del Lago. “Sono loro che vogliono ghettizzare noi. Che siamo il 95 per cento della popolazione”, si sfoga De Rossi. “E poi che dire dei bambini, delle famiglie, delle mamme, costrette a vedere quallo che fanno?”. L’imprenditore ha preso una macchina fotografica ed è andato a scattare immagini dietro i cespugli. Voleva stamparle e metterle in mostra nella piazza centrale di Viareggio. Ma è stato denunciato.
Due giorni fa, la protesta è esplosa con fragore. La Pro loco aveva organizzato per stasera una festa paesana sugli Anni 60. Un’occasione per ricordare il santo patrono con la benedizione del parroco locale. L’Arci gay, nella stessa piazza, nello stesso giorno e alla stessa ora, aveva in programma uno spettacolo di cabaret. Mario De Rossi ha minacciato fuoco e fiamme e ha annunciato di voler occupare la piazza. L’Arci gay non si è tirata indietro e ha confermato il suo appuntamento. La giunta comunale ha trovato la soluzione: i gay sposteranno il loro cabaret di un chilometro, sotto la casa del maestro Puccini. Ma è solo una tregua
Fonte: Repubblica 19 Agosto 1999